Seguici su
Cerca

Descrizione

La prima descrizione della Chiesa di Santa Maria delle Grazie risale al 1609; in quell’anno l’allora rettore Paolo Avogadro fece redigere un “cabreo” (inventario dei beni degli Ordini ecclesiastici comprensivo di mappe, elenchi e stime delle proprietà) dal quale risulta che si trattava di un edificio di notevoli dimensioni che, stagliandosi dall’alto della collina, suscitava una certa reverenza negli andornesi, elevandola al ruolo di pseudo - parrocchiale.

Una descrizione più dettagliata è fornita poi dalla relazione della visita priorale del 1625: internamente la chiesa era lunga circa 29 metri e larga 15, suddivisa in tre navate, lastricata in quadrelle di cotto, illuminata da strette finestrelle e completamente imbiancata alle pareti.

L’aspetto esterno era piuttosto austero: la facciata principale era decorata in modo semplice da un acquerello riproducente l’Annunciazione ed il tema era richiamato anche dagli intarsi del portale d’ingresso al di sopra del quale vi era la croce ottagona bianca in campo rosso che è il simbolo dell’Ordine.

Degno di particolare nota è il portale laterale, aperto a occidente, il quale era evidenziato da un’elaborata sovrapposizione di cornici ad arco realizzate in cotto; completavano l’insieme la statua di San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine, la croce ottagona ed un affresco della Natività.
Il campanile era adiacente al fianco sud-ovest ed era dotato di tre campane e di un orologio; si innalzava di ben cinque piani al di sopra della chiesa, delimitati da altrettanti marcapiano e finestre bifore.
Vedere l’immagine della chiesa di S. Maria delle Grazie in una antica raffigurazione:
inizialmente gli altari erano tre, posti ognuno all’estremità di ogni navata; l’altare maggiore era dedicato alla Vergine delle Grazie, mentre gli altri due erano intitolati alla SS. Trinità e al S. Rosario. Nei secoli successivi furono elevati nuovi altari lungo le navate laterali, e, a parte l’altare maggiore, la loro intitolazione variò più volte nel tempo.

Affacciato da sinistra sulla navata centrale vi era poi il bel pulpito ligneo che oggi, previo adattamento, si trova nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo.

Commissionato da Paolo Avogadro agli inizi del ‘600, esso è attribuibile all’intagliatore andornese Giuseppe Argentero; i pannelli di cui è composto raffigurano i quattro evangelisti ed alcuni episodi della vita della Madonna (la nascita, l’annunciazione, la glorificazione).

Per quanto riguarda la manutenzione della chiesa, alle spese ordinarie provvedevano i rettori con i tributi versati dalla popolazione in forma di elemosine e con il proprio personale patrimonio, mentre quelle straordinarie erano a carico dei commendatori che ne rendevano contro ai loro superiori del Priorato di Lombardia al quale la Commenda di Andorno era sottoposta; non mancavano inoltre donazioni da parte di privati.

Tra le opere di maggior importanza compiute nel XVII secolo risulta la riparazione dell’antico organo, la costruzione di due stanze voltate sopra la sacrestia (adibite a dimora dell’eremita), l’innalzamento delle volte delle cappelle e del coro.

A sostegno di queste opere provvedettero anche le varie Confraternite che la Chiesa accoglieva per l’esercizio dei propri riti e devozioni presso gli altari a loro dedicati ( Confraternita della S.S. Trinità, Confraternita della S.S. Concezione…).

Di notevole rilevanza furono pure le spese sostenute in varie epoche per la statica della struttura stessa a causa della particolare morfologia del terreno, la cui stabilità era condizionata dall’abbondanza delle precipitazioni; numerose furono, a più riprese, le opere di rinforzo dei fianchi della collina e di consolidamento delle fondamenta.

Nel XVIII secolo l’intero edificio accusava il peso degli anni, richiedendo sempre più costosi e delicati interventi; la stessa comunità andornese non era più favorevole a contribuire ulteriormente al mantenimento della chiesa la quale, quando fu posta all’incanto nel 1806, si trovava ormai in condizioni più che mediocri.

Quando nel 1856, dopo alcuni passaggi di proprietà, il complesso fu acquistato da Carlo Cerruti, la chiesa risultava distrutta; non si sa se essa crollò sotto il peso dell’incuria o se fu definitivamente demolita per far posto a quella che fu poi la Villa Cerruti e successivamente Villa Biglia.

Vedere l’immagine della veduta panoramica di inizio Novecento: si notano, in alto, la villa e l’antica casa del rettore; in primo piano vi è lo stabilimento idroterapico “La Salute”, oggi adibito a Municipio e Scuola Elementare, circondato dal parco che, in parte, esiste ancora oggi.




Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri