L’unico superstite dell’antico beneficio di Santa Maria delle Grazie sulla collina della Vergine è oggi quello che un tempo costituiva la dimora del rettore; nonostante le notevoli dimensioni, esso non fu mai adibito a ricovero per forestieri e ammalati, in quanto i frati cappellani di Andorno non erano legati a obblighi ospedalieri.
La struttura è composta essenzialmente in laterizio, rinforzato nel corso dei secoli da “placcaggio” in pietra per conferirgli maggiore solidità a causa della cedevolezza del terreno.
A tale scopo doveva servire anche l’alto basamento in pietra che scende di un metro e mezzo al di sotto dell’attuale piano di calpestio e che tende a conferire all’edificio l’aspetto di una piccola fortezza; si tratta di muri massicci che in certi punti superano anche il metro di spessore, come pure i setti interni variano da 50 a 70 cm.
I terreni circostanti erano adibiti a giardino, prato, orto e frutteto e fornivano una discreta produzione agricola ad uso del rettore stesso; l’acqua che necessitava all’irrigazione, nonché all’uso abitativo, era fornita da un pozzo situato nella corte.
Al piano terra si trovavano quattro locali con volta a crociera destinati ad uso di servizio, a stalla (probabilmente per animali di piccola taglia come pecore e capre) e a cantina (la “crotta” era il locale di nord-ovest che, avendo due pareti contro terra, ben si adattava alla conservazione del vino).
Nel settecento anche la cucina venne trasferita al piano terra (nella stanza di sud-ovest dove si trova un grande camino), lasciando al primo piano gli ambienti di rappresentanza ai quali si accedeva tramite la ripida scala a chiocciola della torre.
Il torrione, posto sul fianco nord-ovest, costituisce uno degli elementi più significativi dell’intero edificio; alla sua sommità si trovava una “colombaia”, illuminata da finestre bifore, adattata a stanzino nel corso degli anni.
Salendo la torre, al primo piano si apriva l’ingresso principale che, tramite una galleria, portava alle varie stanze.
Contrariamente al piano terra, solo la galleria mostrava soffitto a volta, con una sequenza di sei crociere; gli altri ambienti erano coperti da soffitti piani di legno e la pavimentazione era costituita da pianelle in cotto.
Infine il secondo e ultimo piano, al quale pure si accedeva tramite una galleria, era riservato alle stanze private del rettore.
Le due gallerie erano poste al lato ovest dell’edificio che si presenta come il più complesso ed interessante dell’intera costruzione.
Entrambe sono realizzate in laterizio, pur risalendo ad epoche diverse. La più antica è quella del primo piano che consta di archi acuti con mattoni posti di punta, mentre quella superiore presenta archi a tutto sesto con mattoni posti di taglio.
Nel corso dei secoli le arcate del primo piano (e in parte anche quelle del secondo) vennero chiuse da muro pieno per ricavarne ulteriori locali, ma soprattutto per conferire ulteriore stabilità all’edificio.
Infatti, come già detto per la chiesa, anche qui la cedevolezza del terreno, aggravata dalle frequenti precipitazioni, fu causa di frequenti interventi sulla struttura.
Inoltre, all’ inizio dell’Ottocento, quando l’immobile fu confiscato dallo Stato, i Cavalieri persero su di esso ogni diritto e fu lasciato per anni in stato di abbandono.
Ciò consentì di offrirlo all’asta con un valore di sottostima, e da allora seguì vari passaggi di proprietà fino ai giorni nostri.
Nel 1942 la “Commenda di Malta” di Andorno venne dichiarata bene nazionale di interesse storico e artistico, e pertanto soggetta a salvaguardia garantita dalla legge.
Vedere l’immagine la casa del rettore dopo i lavori di restauro terminati nel 2002.